Amabile è un’azienda di gioielli da 7 milioni di euro di fatturato. Nasce nel 2019 sui social, in particolare su tik tok. Il suo punto di forza è la viralità dei prodotti. A fondarla è Martina Strazzer, imprenditrice e influencer di 24 anni, attualmente al centro di una bufera reputazionale che potrebbe costare cara all’azienda. Nel novembre 2024, Strazzer pubblica sul social che ha sancito il suo successo un video in cui annunciava l’assunzione di una ragazza incinta: si trattava di Sara, contabile al quarto mese di gravidanza. Il filmato ottiene ampia risonanza e viene celebrato come un gesto nobile e in controtendenza. Otto mesi più tardi, però, quella storia si è conclusa con un epilogo amaro: Sara ha lasciato Amabile, ma non per sua scelta.
Una polemica che rischia di essere una battuta d’arresto per il marchio, in continua ascesa dal 2020 quando, con l’avvento della pandemia, Strazzer apre un sito web e inizia a vendere i suoi gioielli grazie al suo altissimo numero di followers. Il successo di Amabile esplode nel passaggio tra il 2021 e il 2022 che vede una svolta nei numeri. Il fatturato cresce da 350 mila euro a quasi 4 milioni di euro, un salto impressionante. Dopo alcuni tentativi con temporary shop e pop-up tour a Milano, Firenze e Roma, il brand segna un momento cruciale, nel il 12 aprile 2025 inaugura il primo negozio fisico nel centro di Bologna.
Adesso, nei commenti sotto ai post social del brand sono in molti i follower di Strazzer che stanno abbandonando la nave. “Sempre più soddisfatta di non aver mai acquistato”, scrive una ragazza, o ancora “Giustizia per Sara” commentano in molti.
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Il danno d’ immagine
La vicenda racconta di un divario stridente tra l’immagine di azienda inclusiva costruita online e le scelte compiute nella realtà. Il video dell’assunzione della ragazza al quarto mese di gravidanza era stato un potente strumento di marketing, che adesso si sta ritorcendo contro la ceo, rea di non aver mai neanche comunicato pubblicamente il mancato rinnovo della dipendente.
La vicenda è stata ricostruita da Charlotte Matteini nella newsletter “Ma che, davvero?”, grazie alla testimonianza diretta dell’ex dipendente. Prima di entrare in Amabile, la contabile aveva un contratto a tempo indeterminato in un’altra società. Decise di lasciarlo per unirsi al team di Strazzer a luglio 2024, con un contratto di un anno e la prospettiva, mai formalizzata, di un posto a tempo indeterminato. L’obiettivo iniziale era portare a termine l’inserimento in azienda e consolidare il reparto amministrativo prima dell’inizio della maternità obbligatoria, previsto per novembre. A febbraio 2025, Strazzer l’aveva rassicurata su una possibile conferma in azienda.
Il confronto finale è avvenuto con la stessa ceo: “Mi dice che hanno riscontrato molte mancanze e criticità, e che le dispiace ma le cose non erano state fatte correttamente. Chiedo allora di elencare tutte le criticità, ma dopo aver tergiversato senza entrare nel merito, mi comunicano che non mi rinnoveranno il contratto”, spiega l’ex dipendete. Dal punto di vista legale, la scelta è legittima: la normativa non vieta di lasciare scadere un contratto a termine a una lavoratrice in maternità.
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