Quasi 80mila divorzi e altrettante separazioni all’anno: in Italia il matrimonio non è più “per sempre”. Tra le numerose vicende economiche e legali che si trovano ad affrontare i coniugi al momento della fine della loro unione, molto spesso c’è anche la gestione di un mutuo per la casa in cui hanno vissuto insieme. Moneta ha approfondito le varie casistiche con Umberto Stivala, responsabile back-office mutui presso Facile.it. La prima domanda che ci siamo posti è stata: che cosa succede nel momento in cui una coppia che ha un mutuo cointestato separa? «Dal punto di vista del mutuo e della banca, nulla», ha risposto Stivala, «l’istituto di credito infatti spesso non è neanche a conoscenza del fatto che due persone si siano separate. Finché la rata viene pagata regolarmente, come accadeva in precedenza, il mutuo potrebbe arrivare a scadenza senza che la banca sappia nulla».
Niente stop al pagamento
Nel momento in cui uno dei due coniugi vuole invece smettere di pagare il mutuo, si prospettano diversi scenari. Ovviamente – precisa Stivala – nel caso in cui il finanziamento sia intestato a una sola persona, questa sarà, nei confronti della banca, l’unica responsabile del pagamento, mentre nell’ipotesi di mutuo cointestato, entrambi rispondono in solido. Il consiglio è comunque quello di non interrompere mai il versamento delle rate. Se sul conto di riferimento non ci dovessero essere sufficienti fondi da prelevare, l’istituto di credito riterrà responsabili entrambi gli intestatari, a prescindere da chi dei due non abbia rispettato l’impegno. La banca quindi, in queste circostanze, solitamente invia dei solleciti, per poi segnalare il ritardo alla Centrale Rischi, e infine può avviare una procedura esecutiva, che prevede il pignoramento dell’immobile. Nel momento in cui si viene segnalati come “cattivi pagatori”, anche se la responsabilità del mancato versamento è dell’ex coniuge, può diventare molto difficile accedere nuovamente al credito. «Il caso classico è che uno dei due intestatari, non versi la sua quota e la banca non trovi i liquidi sul conto. È una situazione che va assolutamente evitata. Consigliamo invece di prendere con l’ex coniuge degli accordi preventivi prima che il rapporto si deteriori».
Accollo o nuovo finanziamento?
Cosa succede se invece uno dei due ex coniugi, previo accordo tra le parti, volesse tirarsi fuori dal contratto di mutuo e dalla proprietà dell’immobile? Per la proprietà è sufficiente che la parte uscente venda la propria quota all’ex coniuge, che a questo punto, se non dispone della liquidità necessaria, ha due strade: accollarsi il mutuo o chiedere un nuovo finanziamento.
Nel primo caso è importante ricordarsi che non è sufficiente un accordo tra le parti, anche se firmato davanti ad un notaio, perché la decisione sulla concessione dall’accollo spetta alla banca, che prima di accettare valuterà se la persona che vuole accollarsi il mutuo abbia effettivamente le caratteristiche reddituali patrimoniali per sostenere il pagamento. L’iter corretto per chi decide di percorrere questa strada, quindi, è di verificare prima la fattibilità dell’operazione con l’istituto di credito e, solo dopo il via libera, formalizzare l’accordo tramite notaio, ricordandosi che in caso di accollo le condizioni del mutuo – tasso e durata – restano inalterate. Altro aspetto da specificare, quando si fa questo tipo di operazione con la banca, è chiedere che l’accollo sia effettivamente liberatorio e che venga certificato che quel debito sia intestato solo a una persona».
L’altra opzione, come detto, è chiedere un nuovo finanziamento, intestato a uno solo dei due coniugi, che vada a estinguere il precedente cointestato. Questa operazione potrebbe avere alcuni vantaggi, spiega Stivala «come ad esempio la possibilità di accedere a nuove condizioni di mercato e, se necessario, di allungare la durata del finanziamento, così da rendere più sostenibile l’esborso mensile».
La vendita dell’immobile
L’altra possibilità è la vendita dell’immobile a terzi. Con gli importi ricavati, gli ex coniugi possono estinguere il mutuo. Anche in questo caso le soluzioni possono essere diverse perché le parti possono decidere di dividere a metà l’importo ricavato, oppure possono consensualmente stabilire la divisione del ricavato in base a quanto hanno effettivamente contribuito al pagamento del mutuo e alla gestione delle spese familiari. Ovviamente se le parti non trovano un accordo sarà il giudice a stabilire le quote per la divisione degli importi ricavati dalla vendita.
Stabilire quale sia la scelta più conveniente dal punto di vista economico tra l’accollo del mutuo o la vendita dell’immobile non è una scelta scontata. Dipende infatti dalle condizioni economiche dei coniugi e dalla presenza di figli, la cui tutela ha sempre la priorità per i giudici.
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