«Quei quadri hanno perso forza, hanno perso lucentezza!». Sono trascorsi sette anni da quel maledetto incendio nella sua tenuta degli Hamptons, in cui il finanziere miliardario americano Ron Perelman subì gravi danni alla sua ingente collezione di arte contemporanea. Sette anni di dispute con le compagnie di assicurazione che lo avevano già risarcito con oltre 100 milioni di dollari, fino al processo iniziato qualche settimana fa presso la Suprema Corte dello Stato di New York. Quella cifra, secondo Perelman, è totalmente inadeguata rispetto al danno subito in particolare da cinque opere, tra cui un dipinto di Ed Rusha e una “Campbell’s Soup Can” di Andy Warhol. La sua richiesta davanti ai giudici è di 410 milioni di dollari, quattro volte quanto già ricevuto come risarcimento, malgrado le compagnie abbiano sempre dichiarato che le cinque opere sono in buone condizioni.
Si vedrà, ma è questo soltanto uno dei tanti casi, sempre più frequenti, in cui il valore e le condizioni reali delle opere d’arte assicurate diventano oggetto di disputa. Controversie direttamente proporzionali a un mercato letteralmente esploso in questi ultimi anni che ha visto proliferare il “collezionismo di investimento”, quello che ha equiparato l’arte ai titoli di borsa e che pretende opere sempre perfette, “immacolate”. Il mercato vede oggi compagnie iperspecializzate nel settore arte, eppure casi come quello di Perelman crescono in virtù dell’aumento delle vendite private, del collezionismo globale e dei cambiamenti climatici. Poi c’è il fattore psicologico, che talora stravolge i valori: come valutare “la perdita di forza” di un’opera causata (forse) da incidentali avversità come il contatto con il fumo e con l’acqua? Oggi questo particolare settore assicurativo è dominato da compagnie specializzate (come Axa Xl, Chubb, Hiscox, Aig, Allianz, Zurich, Lloyd’s), che offrono coperture estese e innovative, ma che devono affrontare sempre maggiori e nuove sfide: dall’aumento dei valori, ai nuovi rischi atmosferici e digitali, ai contenziosi complessi che richiedono competenze elevate.
Due sono i più utilizzati tipi di polizze: quelle a rischio nominato, in cui vengono elencati tutti i rischi assunti dall’assicuratore, e quelle cosiddette “all risk” che possono comprendere l’estensione “da chiodo a chiodo”, fondamentale in caso di prestito temporaneo dell’opera. «Il mercato assicurativo per l’arte in Italia si è sviluppato in maniera consistente solo negli ultimi 15/20 anni, mentre prima erano pochissime le compagnie straniere che proponevano questi prodotti ed erano rivolti prettamente a fasce molto elevate di clienti», dice Gabriele Ciaccio, fondatore con il padre Massimo di Big Broker Insurance Group, coverholder dei Lloyds di Londra. «Oggi ci troviamo con una offerta molto più ampia, anche se a mio parere sono sempre pochi i player che danno le migliori coperture e il miglior servizio».
La figura del broker è sempre più richiesta nel segmento arte. «Gli intermediari svolgono un’attività di consulenza votata per codice deontologico a fare gli interessi del cliente, con analisi del mercato e il reperimento dei migliori prodotti fra un ventaglio di compagnie». Negli ultimi anni, le compagnie hanno dovuto anche fare i conti con cambiamenti di parametri e con lo sviluppo dell’alta tecnologia che è diventata di grande supporto alle valutazioni e alle perizie.
«La tecnologia ha fatto passi da gigante – dice Ciaccio – strumenti sempre più avanzati aiutano esperti e assicuratori nell’analisi tecnico scientifica dell’opera e il suo stato di conservazione, fornendo anche analisi più certe sull’attribuzione. Non di meno sono diventati strumenti fondamentali i motori di ricerca sulle vendite delle opere presso le aste internazionali, che permettono di avere una immagine ampia delle aggiudicazioni e quindi del valore commerciale di un determinato artista e opera, in parallelo ad una rigorosa analisi della documentazione e dello stato dell’opera senza le quali si rischierebbe di fare una valutazione incompleta e scorretta».
Tra i vari fattori, quello dei premi assicurativi resta il nodo cruciale: «I premi si basano su numerose variabili. Una collezione di vasi Gallè non avrà lo stesso parametro di una collezione di dipinti dell’800 italiano o di una mostra di fotografie contemporanee, in quanto il rischio cambia e può anche variare di molto in base alla durata della copertura, alla distanza e modalità dei trasporti o le misure di sicurezza adottate per proteggere i beni sia contro il furto ma anche contro l’incendio, l’allagamento o le catastrofi naturali».
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