“Saranno gli storici, un domani, a giudicare se quello che stiamo vivendo sia un semplice passaggio o un vero cambiamento radicale, quasi uno stravolgimento, un nuovo paradigma con cui dovremo confrontarci negli anni a venire”.
Lo ha detto il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo, aprendo i lavori del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione in corso a Roma, sottolineando come “tutti gli elementi per parlare di un processo drammatico, complesso e pieno di incognite ci sono”.
“Certo, si parla di guerre, ma non ci sono solo le guerre – ha aggiunto Gesmundo –. Sono profondamente colpito da ciò che ancora non comprendiamo pienamente dell’intelligenza artificiale: da come invaderà la nostra vita e segnerà la quotidianità dei nostri figli e dei nostri nipoti. L’agricoltura ha compiuto passi da gigante grazie alla tecnologia, ma se questa dovesse finire nelle mani di pochissimi, rischieremmo di non avere più una tecnologia al servizio dell’uomo, bensì un uomo al servizio della tecnologia”.
Leggi anche:
Il cibo made In Italy vale quanto 20 manovre
L’80% degli italiani contro i cibi ultra processati nelle mense scolastiche
“È forse curioso – ha proseguito – che a porsi queste domande sia una forza di rappresentanza contadina, che negli ultimi decenni ha concentrato la propria attenzione non solo sull’agricoltura ma anche sul cibo, vero discrimine per capire se una democrazia moderna sta seguendo i valori della civiltà o scivola verso la post-democrazia di cui parlavano già gli studiosi di Stanford”.
Gesmundo ha poi richiamato il ruolo della politica, che “oggi appare indebolita, avendo smarrito la capacità di orientare e, soprattutto, di rassicurare. Non è accettabile che sette agricoltori su dieci in Europa abbiano perso il senso del futuro o che regioni storicamente partecipi vedano crollare l’affluenza alle urne. La politica deve ritrovare la fiducia della gente”.
“Il Forum – ha concluso – è un momento di riflessione collettiva, un confronto aperto tra istituzioni, esperti e società civile. Noi crediamo nel dialogo, non nella divisione. Una società che si chiude in visioni contrapposte smarrisce la speranza e la direzione del futuro. Dopo ottant’anni torniamo a parlare di guerra atomica come se fosse normale: segno che abbiamo perso la bussola. Servono parole e azioni disarmate per ritrovare un cammino comune”.
© Riproduzione riservata