Possedere un raro Patek Philippe o un casco autografato da Ayrton Senna. Fino a ieri un sogno riservato ai grandi patrimoni, oggi realtà anche per appassionati con budget mini, di soli 50 euro. Grazie a un modello semplice ma rivoluzionario: la proprietà frazionata in piccole quote. Invece di acquistare un intero oggetto da centinaia di migliaia di euro, si può comprare una porzione, entrando a pieno titolo nella proprietà condivisa del bene. È l’idea audace di Collecto, startup tutta italiana che sta cambiando le regole del collezionismo esclusivo. Un’operazione di “democratizzazione del lusso” che ha già conquistato 100.000 iscritti in 14 mesi. E non si tratta solo di orologi d’alta gamma. La piattaforma spazia dalle opere d’arte ai vini pregiati, dalle carte da collezione alle sneaker, fino alle borse iconiche, come la mitica Birkin, e ai pezzi di memorabilia sportiva.
Tra i beni più iconici presenti sulla piattaforma si va dal casco originale e autografato da Ayrton Senna, valutato 130.000 euro, all’opera di Emilio Vedova, “Da dove” (1983), grande quasi due metri e mezzo per lato e valutata 475.000 euro. E poi il mondo degli orologi: come un rarissimo Patek Philippe con quadrante smaltato a mano, uno dei soli dieci esemplari esistenti al mondo, dal valore di 160.000 euro. L’ultima chicca è una showcar di Formula 1: la Alfa Romeo F1 Team C43 – Special Edition Monza Livery, un esemplare unico celebrativo, reso disponibile proprio in occasione del Gran Premio d’Italia a Monza di questo weekend.
Come funziona
Dietro ogni bene c’è un processo a step. Gli oggetti selezionati vengono affidati a un team di esperti che ne verifica l’autenticità, il valore e la potenzialità di apprezzamento. Vengono così proposti in piattaforma suddivisi in quote minime anche di 50 euro. Chiunque può diventare comproprietario di uno di questi pezzi unici che Collecto custodisce in caveau specializzati, assicurati contro furti o danni. Le quote si possono acquistare direttamente tramite app, tenere nel proprio “portafoglio digitale”, oppure rivendere sul marketplace interno. Passato un certo periodo – da pochi mesi per oggetti più dinamici, come carte Pokémon, fino a diversi anni per opere d’arte – il bene viene rivenduto e gli utili distribuiti tra i proprietari.
Collecto non si definisce come una piattaforma di investimento – «Si compra una quota per passione, per far parte di una community» – ma i numeri dicono anche che il rendimento medio storico delle rivendite si aggira intorno al +15% in sei mesi. Certo, il successo non è assicurato. Il potenziale guadagno dipende dall’aumento del valore del bene e dalle dinamiche di mercato. Per cui c’è il rischio anche di perdite finanziarie o di illiquidità, se altri utenti non sono disponibili ad acquistare prima della scadenza. Il modello di business della piattaforma si regge su commissioni: per ogni quota da 100 euro acquistata, l’utente paga 2,5 euro e in fase di liquidazione, se decide di ritirare il denaro (anziché reinvestirlo in nuove quote), paga un 2 per cento.
Un mercato in forte crescita
Collecto – prima e unica realtà in Italia nel suo genere – gestisce un patrimonio di circa 2.000 beni, con un volume di vendite che solo lo scorso mese ha toccato i 6 milioni di euro in quote, segnando una crescita venti volte superiore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Nel loro ultimo round di finanziamento, avvenuto la scorsa primavera, la startup ha ricevuto una valutazione iniziale di 12,3 milioni e ha raccolto 2,8 milioni di euro, con l’obiettivo di diventare leader europeo del settore. «Vogliamo consolidare la nostra posizione come prima piattaforma italiana e accelerare verso l’obiettivo di diventare il player di riferimento europeo – conferma Giovanni Camisasca, amministratore delegato e co-fondatore di Collecto. Obiettivo ambizioso, ma non così fuori portata considerando che nel mondo esistono solo tre concorrenti diretti: gli americani Rally e Masterworks (quest’ultimo specializzato solo in arte) e il tedesco Timeless Investments.
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