La Germania, la grande locomotiva europea, responsabile della maggior parte delle emissioni di gas serra nell’Unione europea, voleva diventare la leader del cambiamento, puntando sull’idrogeno verde, eppure i piani non hanno portato ai risultati sperati.
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Sembra infatti che le decine di miliardi di euro in sussidi e prestiti non siano bastati e il futuro verde è ancora molto lontano. È arrivato il momento per la Germania, in prima linea nella campagna a favore dell’idrogeno verde nel tentativo di raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni di quasi il 90% entro il 2040, di tornare sui suoi passi?
Idrogeno verde: ma quanto ci costi?
Miguel Ángel López Borrego, amministratore delegato della grande azienda siderurgica tedesca Thyssenkrupp, lo ha sottolineato una volta per tutte: “A meno che il costo dell’idrogeno prodotto da energie rinnovabili non diminuisca, dovremo ricorrere ai combustibili fossili per gestire un impianto siderurgico che doveva invece essere il nostro fiore all’occhiello in termini di sostenibilità ambientale”.
Effettivamente, dati alla mano, oggi l’idrogeno verde costa circa sei euro al chilo, ovvero quasi il doppio rispetto all’idrogeno grigio, quello prodotto dal gas naturale. Un simile costo è molto alto già oggi, ma in un’ottica di aumento dei costi – secondo i dirigenti dell’industria energetica questo salirà fino ai dieci euro al chilo entro il 2030 a causa dell’aumento dei costi normativi – diventa insostenibile.
La sostenibilità deve aspettare, ma è solo posticipata
Nell’ultimo anno Berlino ha stretto accordi internazionali con l’obiettivo di preparare il terreno per l’importazione di idrogeno verde e, allo stesso tempo, sono iniziati i lavori per la costruzione di una rete di gasdotti che si estendono per 9mila chilometri che dovrebbero essere pronti entro il 2032. Eppure, questi sforzi non sono stati sufficienti.
Basti pensare che, già a giugno, ArcelorMittal, il più grande produttore di acciaio europeo, ha abbandonato i piani di conversione di due impianti tedeschi alla produzione verde, rinunciando a 1,3 miliardi di euro di sussidi pubblici destinati a sostenere il cambiamento.
A questo punto, i piani ambiziosi potrebbero essere messi in pausa. Per ridurre le emissioni di CO₂ entro il 2028, il gas metano potrebbe essere la scelta migliore per la Germania, almeno finchè i costi dell’idrogeno verde non diventeranno più accessibili.
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