Le indagini sul blackout che ha colpito la Spagna la scorsa settimana hanno rivelato un dato significativo: l’interruzione è stata causata da un distacco dalla rete francese mentre il Paese Iberico esportava energia rinnovabile. Le centrali a combustibili fossili non sono riuscite a bilanciare il rapporto tra domanda e offerta, esponendo una criticità nel sistema di distribuzione energetica europeo.
“Il rischio di questi fenomeni non è da sottovalutarsi, anche se un modello diffuso delle rinnovabili avrebbe potuto garantire continuità a buona parte delle produzioni e dei servizi, essenziali e non”, ha spiegato Moreno Scarchini, ceo di EnergRed, società specializzata nella generazione energetica da fonte rinnovabile. Anche l’Italia ha già dovuto affrontare dei blackout – l’ultimo nel 2003 – legati alla delicata gestione che richiede la rete elettrica, in particolare lungo le direttrici che collegano il nostro Paese agli altri Stati europei e che lo stanno avviando verso una rete unica. Oltre ai costanti investimenti che Terna, il gestore pubblico, ha portato avanti per ammodernare l’infrastruttura e per introdurre delle norme tecniche che permettessero una migliore gestione della presenza delle rinnovabili, la soluzione più importante è rappresentata dalla generazione altamente distribuita.
Realizzare sempre più impianti fotovoltaici, eventualmente dotati di tecnologie di accumulo, per l’auto-consumo fisico ed evoluto, significa portare la capacità di generare energia, a zero emissioni, proprio lì dove la si consuma, evitando che la rete debba trasportarla per enormi distanze, con conseguenti perdite di efficienza ed aumento dei rischi gestionali. “Domanda e offerta si incontrano anche fisicamente, attraverso un collegamento diretto, o all’interno di una porzione di rete estremamente limitata, al punto da potersi definire ‘comunitaria’. E’ questo il miglior modo di creare valore economico e sociale partendo da un nuovo paradigma energetico, non più centralizzato, ma diffuso: il modello delle grandi centrali non è in grado di affrontare e gestire i rischi che si sono materializzati in Spagna”, prosegue Scarchini.
La generazione da fonti rinnovabili altamente distribuita porta a due vantaggi sistemici importantissimi: nel caso dell’auto-consumo fisico, la quota di energia direttamente prelevata dall’impianto – fotovoltaico ad esempio – scompare dalla rete che non deve più trasportarla. Nel caso dell’auto-consumo diffuso, quell’energia circola fisicamente in una porzione di rete limitata e non richiede che venga trasportata da lontano. Si ottiene così il vantaggio di ridurre la quantità di energia che la rete deve gestire e nel caso di distacco della rete, ovvero blackout, per fattori esogeni, è comunque possibile continuare ad operare localmente.
Per le pmi, le industrie, le società di servizio che scelgono di installare un impianto fotovoltaico in configurazione SEU il beneficio è immediato: oltre ad avere energia a basso costo (si stimano risparmi da 120 a 150 euro per MWh), viene garantita almeno una parte della continuità operativa, oltre la possibilità di svolgere una funzione ad alto valore sociale in questi casi. I vantaggi crescono se si riescono ad abbinare soluzioni come batterie di accumulo o la presenza di veicoli elettrici (e relative colonnine), i quali possono fungere da back-up ed immettere la loro energia sulla rete nel momento del massimo bisogno.
Una menzione a parte merita, inoltre, il caso delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) che rappresentano un grande traino per la crescita delle rinnovabili sui territori e lo sviluppo di gruppi di produzione e consumo locali, grazie al concetto dell’energia condivisa. “Grazie al decreto CER sarà possibile investire circa 5 miliardi di euro per realizzare impianti fotovoltaici di taglia sino ad 1 MegaWatt, rispetto a cui associare consumi privati (domestici ed industriali) e pubblici, da cui sarà possibile generare 4,2 miliardi di euro per gli investitori, 3,7 miliardi di euro per gli operatori e 5,6 miliardi di euro per investimenti sui territori coinvolti dalla loro presenza”, conclude Scarchini.
Dati questi che non tengono in considerazione gli ulteriori vantaggi “sistemici” e “collettivi” di natura economica ed ambientale (riduzione del costo della materia prima energia, emissioni, salute). Quando si parla di blackout e futuro dell’energia, le rinnovabili distribuite per l’auto-consumo sono e saranno sempre più sia un fattore di mitigazione del rischio, sia un fattore di gestione e riduzione del danno causato dal materializzarsi del rischio stesso.
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