Negli ultimi mesi sono emersi nuovi casi di esposizione non consensuale di immagini private su piattaforme online e social network, fenomeno che riflette un preoccupante aumento dei reati digitali legati alla privacy. Tra gli episodi più discussi, la pagina Facebook “Mia moglie” e il sito phica.eu hanno riportato l’attenzione pubblica su comportamenti illeciti sempre più diffusi.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno e della Polizia Postale, dal 2023 le segnalazioni di contenuti sessualmente espliciti diffusi senza consenso sono aumentate del 12%. Una percentuale significativa riguarda minorenni vittime di “sextortion”, pratica che prevede la richiesta di denaro in cambio del silenzio o della non pubblicazione di immagini intime.
Il fenomeno colpisce anche per la sua sottostima: molte vittime scelgono di non sporgere denuncia per timore di essere giudicate o di non riuscire a tutelare adeguatamente la propria privacy. Proprio questo silenzio rende complessa una fotografia accurata della portata del problema. Secondo quanto raccolto dal portale DenunciaOnline, circa il 20% delle segnalazioni che arrivano riguardano la violazione della propria immagine sui social media.
Un esempio emblematico è rappresentato dal reato di estorsione sessuale, che spesso origina da scambi di comunicazioni sui social media. “In questi casi, – racconta l’avvocato Ylenia Minnella, associate di Lexia e operation manager di DenunciaOnline. – i malintenzionati, fingendosi persone gentili, iniziano con complimenti sulle foto pubblicate dalle vittime. Successivamente, li inducono a inviare immagini intime, minacciando poi di diffondere il materiale se non viene effettuato un pagamento”. Accanto a questi eventi, esistono altre forme di reato collegate e ancora più gravi, come la diffusione di immagini intime senza il consenso della persona coinvolta.
Prevenzione e autodifesa digitale
Di fronte a questo crescente rischio, gli esperti indicano alcune regole chiave per limitarlo. Innanzitutto, l’importanza di adottare comportamenti prudenti online: evitare la condivisione di immagini sensibili, soprattutto con persone conosciute solo in rete, e proteggere con attenzione i propri dati personali.
In caso di minacce o violazioni, è fondamentale rivolgersi alle autorità competenti e denunciare senza timore. Anche il confronto con esperti legali può offrire un supporto utile, soprattutto nei momenti immediatamente successivi a un’aggressione digitale.
“Nel corso della nostra esperienza, abbiamo constatato che molti trovano difficoltà a denunciare reati che toccano aspetti intimi della loro vita privata, spaventati dalla possibilità di compromettere la loro privacy o di subire il giudizio della comunità”, sottolinea Minnella. Ma è proprio la denuncia che permette di attivare le tutele necessarie e interrompere l’abuso.
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