«La voglio nera», è stata questa l’espressione che l’avvocato Gianni Agnelli trasmise a German Frers quando decise di iniziare la costruzione di quello che resta uno dei grandi capolavori della nautica da diporto contemporanea: lo Stealth. Un manifesto del design recentemente passato di mano in maniera un poco inaspettata dalla famiglia Agnelli / Elkann al finanziere inglese Peter Dubens. Ma percorriamo con un poco di ordine la sua storia.
Intanto l’atmosfera della sua creazione: siamo all’inizio degli anni novanta e l’Avvocato naviga su Extra Beat, una barca costruita in Germania da Abeking & Rasmussen, che è la massima espressione del tempo per una barca di oltre trenta metri costruita di alluminio. Ma lui vuole di più: il suo modo di andare in barca è particolare. Gianni Agnelli in quegli anni non dorme mai a bordo delle sue barche a vela, sempre scortate dalla “shadow boat” F100, dove ha le sue comodità, le sue connessioni con gli uffici, la sicurezza notturna e la possibilità di atterrare con l’elicottero. Comincia a desiderare qualcosa di più aggressivo, contemporaneo, innovativo. In quegli anni volava un aereo da guerra misterioso e affascinante, ora totalmente sostituito dai droni senza pilota, lo “Stealth”: invisibile ai radar, tutto nero color carbonio, letale con le sue bombe quando entrava in territorio nemico. Ecco, l’Avvocato voleva il nome e il colore di quell’arma che era pur sempre un grande lavoro di tecnologia.
Così, lo Stealth è stato disegnato dallo Studio Frers, costruito da Green Marine in Inghilterra, varato nel 1996. Adesso, a poco meno di trent’anni, è ancora stupefacente vedere quanto sia moderno, attuale e copiato, come del resto succede a tutti i capolavori. È probabile che abbia più di un padre dentro e fuori dallo studio di German Frers, che va ricordato è molto particolare: più che quello di una persona il nome German Frers è quello di una dinastia di progettisti navali. Si comincia negli anni 20 con il patriarca German Frers, fondatore dello studio con sede a Buenos Aires, poi ecco la spinta di German “senior”, che disegna molti capolavori della nautica contemporanea dai diversi Moro di Venezia, a una Luna Rossa, alla produzione di Nautor Swan. Poi “Mani”, che apre uno studio a Milano seguito dal figlio Germanito, la quarta generazione di matite dedicate alla nautica. Capita che tutti navighino insieme su Recluta, barca progettata dal primo e ricostruita di recente con stile a materiali di una volta. Mani racconta spesso di aver fatto i primi schizzi di Stealth. E prima di quella di Genie of the Lamp, il Wally di 80 piedi costruito da Luca Bassani che “doveva” essere per Agnelli, che poi scelse su consiglio del comandante di aggiungere qualche metro alla lunghezza. A conti fatti, rivisto ora, lo Stealth ha quella lunghezza importante, 92 piedi (quasi 28 metri), che lo rende visibile ovunque: ventiquattro metri sarebbero stati pochi.
Stealth tenta record oceanici ma la sua vittoria più importante è quella che ottiene nel 2001 attorno all’isola di Wight, sullo stesso percorso che ha consentito dalla goletta America di vincere per la prima volta la Coppa delle Cento Ghinee, poi America’s Cup. La regata infatti celebra i 150 anni da quella storica prova del 1851 e si chiama Jubilee Regatta. Stealth batte tutte le ex vincitrici della Coppa America presenti, compresi i grandi J Class. Gianni Agnelli non è a bordo con l’equipaggio stellare condotto da Ken Read e non partecipa alla premiazione nell’esclusivo e storico Royal Yacht Squadron, che un pochino si offende.
In tempi recenti sono John e Lapo Elkann a navigare su Stealth: in una traversata atlantica nasce la amicizia tra Giovanni Soldini e John Elkann che porterà a numerose sponsorizzazioni e alla prossima avventura di Ferrari Hyper Sailing, che sarà presentata a fine giugno. Nelle intenzioni di John si tratta di un’altra barca unica come Stealth, non nera ma con il massimo della tecnologia disponibile per battere tutti i record possibili in monoscafo, dalle traversate atlantiche al giro del mondo senza scalo in meno di 40 giorni. Sarà un monoscafo «spaventoso» disegnato da un team guidato Guillaume Verdier. L’intenzione è quella di produrre un altro manifesto dell’innovazione.
Da qualche anno il mitico Stealth si vede poco, anzi è rimasta a terra in attesa di un destino. Per una barca gloriosa ci si sarebbe aspettato un posto in un museo, magari a terra di fronte al Lingotto insieme alle auto storiche. Invece gli Elkan hanno venduto questo pezzo di storia nautica. Altre barche dell’Avvocato sono state cedute o anche regalate come quelle entrate nella flotta della Marina Militare, ma questa era davvero speciale. A comprarla, dicono voci piuttosto sicure, è stato il finanziere inglese Peter Dubens. Il suo acquisto ha una logica: è proprietario del fondo di investimenti Oakley, fondato nel 2002, che possiede i migliori marchi del mondo della vela, ovvero North Technologies Group, che ora controlla i marchi North Sails, Doyle Sails e Quantum, assieme ai costruttori di alberi ad alta tecnologia Southern Spars e Hall Spars e ancora Sailmon (strumenti elettronici), Future Fibres (sartiame e cavi in composito) e Yacht Scoring (software per la gestione delle regate online).
Chi disegna o costruisce una barca di alta qualità finisce per dover scegliere almeno due dei marchi di Dubens per alberi e vele. Dubens possedeva già un diciotto metri day cruiser disegnato da Frers dal nome Sceptre, visibile in Costa Smeralda. Ora sta rimettendo a nuovo Stealth, con un’opera di rifacimento totale che raccontano maniacale. Il debutto della barca restaurata potrebbe essere a Porto Cervo in settembre per il mondiale maxi organizzato dallo Yacht Club Costa Smeralda.
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