“La longevità comincia da bambini”, ha esordito il professor Antonio Gasbarrini, primario di Medicina interna e Gastroenterologia al Gemelli e docente all’Università Cattolica, nel suo intervento al Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti. Il titolo della sua relazione, Metainfiammazione, Disbiosi e Asse Enterolimbico, racchiude un concetto chiave: “Non possiamo parlare di salute né di futuro del pianeta, se non partiamo dal modo in cui ci nutriamo fin da piccoli”.
Secondo il professore, “la longevità non si costruisce a 80 anni, ma a 5, 10 o 15. In condizioni ottimali, l’essere umano è programmato per vivere fino a 110-120 anni, ma l’epidemia di obesità sta anticipando le malattie croniche di decenni”. Citando le proiezioni di Lancet, Gasbarrini ha ricordato che “entro il 2050 un terzo dei bambini nel mondo, pari a 746 milioni, vivrà in sovrappeso o in obesità”. E l’impatto economico sarà devastante: “i costi globali legati all’obesità supereranno i 18 trilioni di dollari”.
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Il cuore della sua analisi è una vera e propria “rivoluzione fisiopatologica” che coinvolge tre attori: microbiota, sistema enteroendocrino e asse limbico. “Il microbiota è la nostra centrale biologica. Si forma nei primi 10-12 anni di vita, e una madre obesa o depressa può trasmettere al figlio un microbiota predisposto alla malattia”. Una scoperta inquietante, perché — sottolinea — “l’obesità non è più una malattia non trasmissibile: si trasmette”. Nelle slide presentate al Forum Gasbarrini ha mostrato come “gli alimenti ultraprocessati (Upf), ricchi di dolcificanti ed emulsificanti, alterano il microbiota e danneggiano la barriera intestinale”, citando studi che collegano l’assunzione di Upf a “diabete, Nafld (steatosi epatica non alcolica), demenza e patologie neurodegenerative”. “I dolcificanti ingannano il sistema limbico e portano a un aumento dell’assorbimento calorico”, ha spiegato, “mentre gli emulsificanti, presenti in gelati, salse e formaggi spalmabili, alterano la permeabilità intestinale”. Il professore ha descritto l’asse enterolimbico come “un dialogo continuo tra intestino e cervello, che lega emozioni, comportamento e scelta del cibo”. È lo stesso circuito, ha spiegato, che alimenta la food addiction: “Lo zucchero attiva il sistema dopaminergico e condiziona il cervello come una sostanza d’abuso”.
Sui nuovi farmaci incretinici, come semaglutide e tirzepatide, Gasbarrini riconosce che “sono una rivoluzione, ma rappresentano un palliativo: mimano gli ormoni intestinali che la dieta moderna ha distrutto”. La vera cura, insiste, “non è farmacologica, ma alimentare. Dobbiamo tornare a mangiare cibo vero”.
Infine, un appello politico e culturale: “La battaglia contro metainfiammazione, obesità e cibi ultraprocessati, specie nell’infanzia, non è una questione estetica: è l’unico modo per salvare il Servizio Sanitario Nazionale. Ogni esitazione equivale a un arretramento”.
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