Dalla carne, al celebre whisky del Kentucky fino all’Harley-Davidson, se dovesse fallire il negoziato con gli Usa c’è già una lista di prodotti Usa che costerebbero di più agli europei. Come i jeans Levi’s e Wrangler ma anche l’abbigliamento outdoor e tecnico firmato da The North Face e Patagonia. Da non scordare poi i marchi sportivi statunitensi come Nike, Converse e New Balance.
Nel carrello del supermercato i rincari colpirebbero riso, cereali, frutta, mandorle, il succo d’arancia e burro d’arachidi. Per non parlare delle M&M’s. L’agroalimentare potrebbe essere senza dubbio quello più colpito. In Italia, con i nuovi dazi, i rincari arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini e al 42% per conserve e marmellate.
Da non sottovalutare gli impatti sul settore dei trasporti considerando le auto e le componenti necessarie su cui impatterebbe indirettamente l’imposizione di nuove tariffe a livello globale. Stesso discorso per gli smartphone e i computer, dunque su prodotti di marchi come e Dell, e sui farmaci. Per quanto riguarda l’Aeronautica, l’industria è già soggetta a dazi del 25% su acciaio e alluminio e del 10% sui prodotti finiti, come gli aerei. Airbus e Boeing avevano chiesto a giugno, al salone di Le Bourget, la rimozione delle barriere doganali per salvaguardare l’equilibrio del mercato globale, ma la nuova stretta rischia di aggravare i costi di produzione e frenare gli ordini transatlantici. E poi c’è la skin care: colossi come l’Oréal, che realizzano negli Usa il 38% del suo fatturato 2024, non escludono rincari sui prezzi al consumo per far fronte alla nuova imposizione fiscale.
In generale, la Cgia di Mestre ha provato ha stimare gli effetti dei dazi sull’economia italiana, con risultati tutt’altro che rosei. Una tassa del 10% sui prodotti italiani ed europei costerebbe al nostro Paese 3,5 miliardi di euro circa di mancate esportazioni. Se, invece, le tariffe doganali dovessero essere innalzate al 20 per cento, il danno economico ammonterebbe fino a 12 miliardi di euro. Ma con i dazi al 30% sui prodotti europei, così come comunicato dal presidente statunitense, potrebbe arrivare una stangata da almeno 35 miliardi di euro l’anno.
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