A giugno 2025 i prestiti bancari sono saliti dell’1,1% su base annua, in aumento rispetto al +0,7% di maggio. Un segnale che arriva soprattutto dalle famiglie, con un incremento dell’1,8% dei finanziamenti (da +1,5%), sostenuto da mutui e credito al consumo, e dalle società non finanziarie, che archiviano un +0,3% dopo il calo dell’1,4% del mese precedente. Lo rivela la Banca d’Italia nella pubblicazione mensile “Banche e moneta”.
In calo i depositi
Sul fronte della raccolta il passo rallenta. La quantità di denaro depositata da famiglie e imprese nelle banche è aumentata molto meno rispetto al mese precedente. I depositi del settore privato crescono appena dello 0,5%, contro il +3,8% registrato a maggio. La frenata potrebbe riflettere un maggior utilizzo della liquidità accumulata negli anni passati o il trasferimento verso strumenti più remunerativi, come le obbligazioni bancarie, salite dell’1,4% dopo il -0,2% del mese precedente. I prestiti restano cari: i mutui per la casa costano in media il 3,60% l’anno, quasi come a maggio, quando erano al 3,58%. Aumentano quelli a tasso variabile a breve termine. I prestiti al consumo, cioè quelli concessi per l’acquisto di beni che non siano la casa, come per esempio l’auto o la moto, restano sopra il 10%. Per le imprese il tasso medio è 3,61%, ma sale al 4,17% per finanziamenti sotto 1 milione di euro e scende al 3,32% per quelli più grandi.
Per i risparmiatori, il quadro resta prudente: i tassi passivi sui depositi si fermano allo 0,67% (0,70% a maggio), ma cresce l’interesse per forme vincolate, in grado di intercettare parte della liquidità in uscita dai conti correnti. Il sistema bancario italiano appare in fase di riadattamento dopo la stretta monetaria della Bce: la raccolta si diversifica, con un ritorno alle obbligazioni, e il credito comincia a dare segni di vitalità, trainato dalle famiglie e, seppur debolmente, dalle imprese. La sfida nei prossimi mesi sarà mantenere aperto il canale del credito senza compromettere la solidità patrimoniale, in un contesto in cui le aspettative di riduzione dei tassi ufficiali potrebbero spingere ulteriormente la domanda di finanziamenti.
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