Dal 1° settembre fino al 31 agosto 2026 entrerà in vigore l’ammortizzatore che riguarderà tutti i lavoratori del polo molisano di Termoli per circa duemila dipendenti del gruppo Stellantis. Piove sul bagnato per il settore auto italiano ed è un rebus totale il progetto della Gigafactory nello stabilimento.
Termoli entra così in una nuova fase di contratti di solidarietà, che coinvolgeranno i suoi 1.823 dipendenti: l’accordo, siglato tra la direzione e i sindacati (Uilm, Fiom-Cgil e Fim-Cisl), rappresenta “uno strumento difensivo” in un contesto del settore automotive considerato “molto difficile” dagli stessi sindacati. In particolare per Francesco Guida (Uilm Molise), si tratterebbe di un’operazione che porta verso “una lenta agonia” del sito produttivo.
“Il mercato internazionale dell’auto resta debole, con ripercussioni sulle vendite, mentre la transizione ecologica non governata impatta direttamente sul sito molisano”, ammette lo stesso Guida. I sindacati locali denunciano l’assenza di un vero piano industriale: “Le produzioni attuali di motori Gse, Gme e V6 non bastano a garantire continuità occupazionale, mentre il nuovo cambio eDCT arriverà solo alla fine del 2026”.
I sindacati chiedono un tavolo urgente a Palazzo Chigi per discutere il futuro dell’impianto e dell’intero territorio.
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Resta poi un mistero la questione della Gigafactory, annunciata nel marzo del 2022 come progetto strategico per la produzione di batterie per veicoli elettrici in collaborazione con Automotive Cells Company, la joint venture costituita da Stellantis, Mercedes e TotalEnergies. L’iniziativa, sostenuta anche con fondi pubblici Pnrr – poi stornati altrove – doveva prevedere un investimento complessivo di 2 miliardi di euro nel sito termolese, ma ha subito una serie di sospensioni e rinvii a partire dal 2024, culminando in un’incertezza totale sui tempi di realizzazione e sul futuro occupazionale, con Stellantis e Acc che hanno preso tempo per valutare il mercato delle batterie anche alla luce dell’uso di chimiche più economiche per la loro produzione.
E mentre a Saragozza, in Spagna, Stellantis e la cinese Catl hanno annunciato a fine 2024 un investimento fino a 4,1 miliardi di euro per una fabbrica da 50 GWh entro il 2026, a Termoli tutto resta fermo: in Molise si sta esaurendo la produzione del motore Fire che verrà solo in parte compensato dall’avvio previsto del nuovo cambio EDCT con il reimpiego di circa 300 lavoratori.
E l’Italia per ora resta ai margini: in Germania si trova la gigafactory di Tesla e sono in fase di sviluppo o di pianificazione altre quattro, tra cui quella di Volkswagen a Salzgitter. I piani di quest’ultima, però, sono stati ridimensionati e il consiglio di fabbrica ha annunciato che verrà costruita una sola delle due linee di produzione previste, per una capacità totale di 20 gigawattora.
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