Con la manovra economica alle porte, le principali associazioni datoriali hanno messo nero su bianco le loro richieste al governo. Dalla grande industria alle microimprese, il messaggio è chiaro: servono misure strutturali, non interventi tampone, per rilanciare la competitività e sostenere l’occupazione.
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha chiesto una “manovra poderosa” con una visione triennale. Oggi, all’assemblea di Assolombarda, ha sottolineato che nella legge di bilancio “manca molto la parola crescita fondamentale per creare certezza. Apprezzo il lavoro fatto dal ministro Giorgetti sul contenimento dei conti pubblici. Ma la crescita si fa con investimenti. Investimenti che ci servono per essere competitivi. Noi abbiamo l’obbligo per essere più competitivi”, ha aggiunto.
Gli industriali puntano su un piano industriale di medio periodo, incentivi automatici per gli investimenti e una riduzione stabile dei costi energetici, oggi superiori a quelli europei. Orsini sollecita inoltre l’estensione del modello Zes a tutto il Paese, per semplificare la burocrazia e attrarre capitali, e avverte che “con Irpef e pensioni non si crea ricchezza”: la priorità dev’essere la produzione, non solo i consumi.
Piccole imprese
Sul fronte delle piccole imprese, Confartigianato, Cna e Casartigiani chiedono una manovra “a misura di artigiano”. In primo piano c’è la riduzione strutturale del cuneo fiscale, la stabilizzazione dei bonus edilizi, e una riforma del Fondo di Garanzia per le pmi per migliorare l’accesso al credito. Le sigle artigiane sollecitano anche incentivi per l’apprendistato e la formazione, insieme a una semplificazione della pubblica amministrazione che riduca gli oneri burocratici e renda operativa la regola “once only”: le imprese non devono fornire più volte gli stessi dati agli uffici pubblici.
Un’altra richiesta cruciale riguarda l’energia: le organizzazioni artigiane propongono di separare i costi dell’elettricità rinnovabile da quelli fossili, per garantire maggiore concorrenza e ridurre le bollette delle piccole imprese.
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Il comparto della moda e del tessile, con Confindustria Moda, Confartigianato Moda e Cna Moda, chiede, infine, di eliminare l’esenzione doganale per gli acquisti online sotto i 150 euro, considerata una forma di concorrenza sleale a vantaggio del fast fashion internazionale. Al governo è stato anche lanciato l’appello a rafforzare i controlli sull’origine dei prodotti e tutelare il marchio “Made in Italy”.
I costruttori
Per l’Ance, l’associazione dei costruttori, serve un intervento “su tre priorità, due sono vere emergenze sociali: la casa e il rischio idrogeologico”. Il direttore generale, Romain Bocognani, ha una proposta sulla casa “che cerca di rispondere all’esigenza molto ampia della popolazione: delle famiglie meno abbienti e anche alla classe media”. Suggerisce, poi, di reinvestire sulle case popolari, di mettere in gioco gli immobili statali come quelli di Cdp, Demanio ed Invimit per dare abitazioni alla classe media e propone un partenariato pubblici-privati con la garanzia dello Stato per ampliare l’offerta. I costruttori sono, inoltre, preoccupati del caro materiali, che riguarda il 70% dei cantieri di cui 1/3 sono cantieri del Pnrr.
Tutte le associazioni riconoscono i vincoli di bilancio e la difficoltà di conciliare rigore e crescita, ma avvertono: senza interventi forti su produttività, credito e semplificazione, il rischio è un rallentamento della ripresa e una perdita di competitività rispetto agli altri Paesi europei.
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