La Commissione europea ha abbassato le previsioni di crescita dell’Eurozona, compresa l’Italia, per il 2025 e il 2026. Secondo il rapporto economico di primavera diffuso da Bruxelles, il Pil italiano dovrebbe aumentare dello 0,7% nel 2025 – in linea con l’anno precedente – e dello 0,9% nel 2026, frenato da un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali e incertezza geopolitica. A pesare maggiormente sulle prospettive economiche è il rischio di nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, attualmente sospesi fino all’8 luglio.
“L’economia dell’Ue sta dimostrando resilienza in un contesto caratterizzato da forti tensioni commerciali e da un’impennata dell’incertezza globale. – ha commentato il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis, – (…) I rischi per le prospettive restano orientati verso il basso, per cui l’UE deve intraprendere un’azione decisiva per rafforzare la nostra competitività”.
Focus Italia
Le nuove stime sono inferiori rispetto a quelle pubblicate lo scorso autunno, quando la Commissione prevedeva per l’Italia una crescita dell’1% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026. La crescita del Pil italiano prevista è inferiore alla media Eurozona, ma migliore di Francia e Germania: Parigi è attesa a +0,6% nel 2025 e +1,3% nel 2026, mentre Berlino, dopo due anni di recessione, resterà ferma quest’anno per poi crescere dell’1,1% l’anno prossimo. Meglio farà la Spagna, con un +2,6% previsto nel 2025 e +2% nel 2026.
Sul fronte dei conti pubblici, il deficit/Pil dell’Italia è previsto calare dal 3,4% l’anno scorso al 3,3% quest’anno e al 2,9% l’anno prossimo, scendendo sotto la ‘barra’ del 3%. Il debito/Pil aumenterà a causa dell’impatto dei crediti fiscali per il rinnovamento edilizio fino al 2023: dal 135,3% nel 2024 passerà al 136,7% quest’anno al 138,2% l’anno prossimo.
Il resto d’Europa
Anche per l’Europa, Bruxelles ha rivisto al ribasso le stime di crescita, a causa di “un indebolimento delle prospettive commerciali globali” e di “una maggiore incertezza in materia di politica commerciale”. Per l’Eurozona Bruxelles prevede una crescita del Pil quest’anno dello 0,9% (1,3% stimato in autunno), e dell’1,4% nel 2026 (contro l’1,6%). Per la Ue 1,1% e 1,5% (stime precedenti 1,5% e 1,8%). Le previsioni di primavera, precisa la Commissione, si basano sull’ipotesi che i dazi rimangano al 10%, il livello applicato il 9 aprile, ad eccezione delle tariffe più elevate su acciaio e alluminio e automobili (al 25%) e delle esenzioni tariffarie su alcuni prodotti (farmaceutici e microprocessori).
Intanto, il processo disinflazionistico in corso, iniziato alla fine del 2022, dovrebbe progredire costantemente. L’inflazione nell’area dell’euro dovrebbe infatti raggiungere l’obiettivo della Bce del 2% già nel 2025, scendendo ulteriormente nel 2026. In particolare, l’inflazione complessiva nella zona euro dovrebbe rallentare dal 2,4% nel 2024 a una media del 2,1% nel 2025 e dell’1,7% nel 2026.
Esportazioni, investimenti e consumi
Le esportazioni dell’Ue dovrebbero crescere solo dello 0,7% quest’anno, per poi accelerare al 2,1% nel 2026. L’incertezza, più delle tariffe, pesa sulla domanda interna. Dopo una contrazione dell’1,8 % degli investimenti fissi lordi per il 2024, si profila all’orizzonte una moderata ripresa: +1,5 % nel 2025 e fino a un +2,4 % nel 2026. Questa accelerazione è trainata dagli investimenti in infrastrutture e R&D, anche grazie al sostegno del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) e del Fondo di coesione, e da un’inversione di tendenza nell’edilizia residenziale.
Per quanto riguarda i consumi privati, la crescita dovrebbe essere leggermente più robusta di quanto previsto in autunno, raggiungendo l’1,5 % nel 2025 e l’1,6 % nel 2026. Ciò è in gran parte dovuto a un mercato del lavoro ancora resiliente nel contesto di pressioni inflazionistiche in rapida attenuazione. Gli elevati risparmi, tuttavia, continuano a frenare la dinamica dei consumi.
Nonostante la modesta crescita economica, l’occupazione dovrebbe aumentare di altri 2 milioni di posti di lavoro entro la fine dell’orizzonte di previsione. Il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 6,1% nel 2026 nella zona euro.
I dazi Usa restano il nodo cruciale
Il maggiore rischio per le prospettive economiche resta la possibilità di una nuova impennata protezionistica da parte degli Stati Uniti. “Un’ulteriore frammentazione del commercio mondiale potrebbe attenuare la crescita del Pil e riaccendere le pressioni inflazionistiche”, avvertono da Bruxelles. Tra i fattori di rischio figurano anche le crescenti calamità naturali legate al cambiamento climatico.
In senso opposto, uno scenario più favorevole potrebbe derivare da un allentamento delle tensioni commerciali transatlantiche o da nuovi accordi di libero scambio con paesi terzi. Anche un aumento della spesa militare e un rafforzamento del mercato unico potrebbero favorire una ripresa più solida.
La Commissione tornerà ad aggiornare le sue previsioni economiche nell’autunno 2025.
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