“L’Europa deve adeguarsi all’Italia“. Non il contrario. Il ministro dell’Ambiente della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, lo sostiene supportato dalle evidenze e dai numeri, che riconoscono al nostro Paese un ruolo di leadership nel riciclo. E quindi nell’economia circolare. “Noi abbiamo tutto un sistema che ci permette di avere un riciclo e dunque non utilizzare più materia prima“, ha sottolineato l’esponente di governo a margine della conferenza nazionale sull’economia circolare in corso a Roma, ricordando di aver riaffermato il ruolo guida dell’Italia in temi non sospetti. “Quando mi sono scagliato contro la proposta Timmermanns sugli imballaggi e il riuso“.
Secondo il rapporto Il Riciclo in Italia 2024, l’Italia del resto ha riciclato 137 milioni di tonnellate di rifiuti, corrispondenti all’85,6% del totale trattato, superando significativamente la media europea del 40,8% . Inoltre, il tasso di utilizzo di materia prima seconda derivante dal riciclo è del 20,8%, quasi il doppio rispetto alla media Ue dell’11,8% . Per quanto riguarda gli imballaggi, nel 2025 si prevede un tasso di riciclo del 75,2%, in linea con gli obiettivi europei. Numeri che attestano il buon funzionamento di un sistema virtuoso e che hanno spinto il nostro Paese a esprimere riserve sulle proposte europee di fissare obiettivi vincolanti sul riuso. Tali misure non tengono infatti conto delle specificità nazionali e delle diverse capacità logistiche e industriali, mettendo così una zavorra alla competitività di molte imprese.
“L’Italia è un paese molto sviluppato sul fronte del riciclo. In alcuni settori siamo anche leader a livello mondiale. È chiaro che dobbiamo, man mano, anche adeguare quelle che sono le norme di individuazione, di catalogazione di ciò che oggi è rifiuto e, grazie alla tecnologia e alla ricerca, domani può essere materia prima“, ha affermato ancora Pichetto Fratin. Poi, entrando nel merito del dibattito europeo, ha aggiunto: “Non sono contrario al riuso, ma noi abbiamo un sistema che ci permette di avere il riciclo e quindi di non utilizzare più materia prima ma utilizzare il rifiuto come nuova materia prima“.
L’economia circolare – ha proseguito l’esponente di governo – “in questo momento è già una gamba importante, è praticamente un settore produttivo, un settore manifatturiero, abbiamo migliaia di imprese che operano nel settore dell’economia circolare. È chiaro che producendo materia prima, l’economia circolare aiuta il sistema perché non devo andare a importarla nel mondo. Poi ci permette anche di fare un’esperienza, di attrezzarsi verso il futuro, perché nel futuro abbiamo bisogno di tutta una serie di materie che in alcune casi chiamiamo materie critiche“.
Intanto l’intenzione dell’esecutivo è quello di promuovere e diffondere sempre più le buone pratiche nelle quali l’Italia si è conquistata un ruolo di guida. Sui rifiuti “abbiamo un buon livello, superato il 50% sull’indifferenziata, ma gli impianti sono per il 70% al centro nord. La sfida nazionale è avere un’Italia uniforme e altrettanti al sud, significa raddoppiare la nostra capacità di creare materia prima seconda, salubrità dei territori, fermare l’inquinamento devastante“, ha messo in chiaro il ministro, sottolineando come a bloccare lo sviluppo sia anche un approccio spesso oltranzista. “Ci sono ancora barriere ideologiche. Ci vogliono i termovalorizzatori, ci sono alcune regioni che vanno avanti con le discariche e io non sono d’accordo ma ci sono le competenze regionali. Starà ai cittadini di quelle zone tirare le somme, non è questione di destra o sinistra, riguarda tutto l’arco costituzionale e oltre“, ha concluso.
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