Dall’agrinfluencer al pollaio hi-tech, dal glamping nell’alveare ai gioielli con i fiori fino al riciclo dei fondi di caffè per coltivare funghi. Sono solo alcune delle idee creative dei tanti giovani che hanno scelto di costruire il proprio futuro in agricoltura portando innovazione, professionalità, sensibilità ambientale e spirito imprenditoriale nel settore più tradizionale dell’economia. Negli ultimi dieci anni sono aumentati del 3,5% gli under 35 che hanno scelto di dedicarsi all’agricoltura, in netta controtendenza rispetto a quanto è avvenuto per i coetanei che si sono impegnati in altre attività che hanno subito un tracollo del 22%. Un profondo cambiamento rispetto al passato, quando l’attività agricola era considerata residuale, frutto della riscoperta dei valori che la vita nei campi rappresenta: contatto con la natura, vita all’aria aperta, senso di libertà e possibilità di esprimere a pieno la propria creatività in armonia con l’ambiente.
A spingere il rinnovamento è stata la cosiddetta Legge di Orientamento, fortemente sostenuta dalla Coldiretti e approvata nel 2001, che ha allargato i confini della tradizionale attività agricola con nuove e rilevanti novità rivolte al mercato. Non più solo coltivazione e allevamento; ora si va dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, dalle attività ricreative all’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti. E ancora, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Una rivoluzione colta soprattutto dalle giovani generazioni. Gli ultimi anni hanno segnato però un rallentamento anche per i neo imprenditori agricoli, complici il Covid, le guerre e le incertezze geopolitiche ma, anche in questo caso, la flessione dei giovani nel 2024 è stata più contenuta nel settore agricolo (-3%) rispetto all’industria, che ha perso il 6,2%, al commercio (-6,1%), alle costruzioni (-3,5%) e ai servizi di alloggio e ristorazione (-3,1%).
A sostenere il ricambio generazionale nelle campagne lo scorso anno c’è stato comunque un aumento del 20% delle nascite delle aziende agricole giovanili, secondo l’analisi del centro studi Divulga. E oggi sono 50mila le imprese agricole italiane guidate da under 35 che sono mediamente di maggiori dimensioni, occupano più manodopera, sono più sostenibili e multifunzionali e generano più reddito. Secondo il Rapporto 2024 Giovani e Agricoltura dell’Ismea la ricchezza generata da un’impresa agricola giovanile è pari a 82.500 euro, valore superiore del 65% rispetto alla media di tutte le aziende agricole che è di circa 50mila. Le aziende giovanili sono infatti più grandi e con un maggior grado di innovazione rispetto alla media nazionale, con una propensione superiore a investire, con una quota salita al 48%. Il valore per ettaro generato dalle imprese giovanili italiane è di 4.500 euro, il doppio rispetto a quello europeo e francese, ma superiore anche al valore medio unitario generato da un’impresa giovane tedesca e soprattutto spagnola. Questo deriva dalla maggiore specializzazione dell’Italia in coltivazioni a elevato valore aggiunto e di alto pregio (ortofrutta, floricoltura, viticoltura in primis). Il rinnovato fascino della campagna per i giovani si riflette nella convinzione comune che in tempi difficili l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, in controtendenza all’andamento zoppicante dell’intera economia. Una conferma viene dal boom di iscrizioni annuali all’Oscar Green, il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa, che punta a valorizzare le esperienze di successo dei giovani che stanno cambiando il volto delle campagne.
«A ostacolare il fenomeno del ritorno in campagna sono purtroppo diversi fattori strutturali che è necessario rimuovere per sostenere il ricambio generazionale nei campi italiani ed europei», sottolinea Enrico Parisi, delegato nazionale di Coldiretti Giovani. «L’eccesso di burocrazia – precisa – rappresenta una vera e propria tassa occulta per gli agricoltori, tanto più per chi decide di avviare una nuova attività, ma pesano anche le politiche green troppo spesso slegate dalla realtà». Secondo il delegato Coldiretti Giovani occorre lavorare anche sull’accesso al credito, «un fattore fondamentale per sostenere la realizzazione delle mille idee creative che nascono dalle imprese giovani, nel segno della sostenibilità, dell’innovazione di prodotto e nella tutela dell’ambiente e della biodiversità».
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