La sforbiciata è pesante. Procter & Gamble si prepara a una drastica razionalizzazione: 7 mila posti di lavoro non manifatturieri verranno tagliati nei prossimi due anni, pari al 15% della forza lavoro non industriale del gruppo. Il maxi-piano di ristrutturazione è stato annunciato a Parigi dai dirigenti dell’azienda, che produce tra l’altro i detersivi Tide e i pannolini Pampers.
L’obiettivo dichiarato dalla multinazionale è quello di creare “una struttura lavorativa migliore, con ruoli più ampi e team più piccoli”, riducendo al contempo il portafoglio prodotti. Via dunque alcune categorie, via i marchi minori, via le sovrastrutture ritenute non più necessarie. Si tratta di un piano drastico, che arriva dopo un trimestre complicato. Ad aprile, P&G ha registrato un calo delle vendite e ha abbassato le stime per l’anno fiscale in corso, citando «l’incertezza dei consumatori» e un contesto geopolitico instabile.
Il gruppo, che contava 108 mila dipendenti fino a giugno scorso, si è visto costretto ad annunciare contromisure pesanti per restare competitivo: razionalizzazione dei costi, nuove formulazioni dei prodotti e aumento dei prezzi su alcuni articoli. Intanto, La concorrenza incalza e i consumatori tagliano le spese, orientandosi verso prodotti meno costosi o marchi alternativi. In questa guerra silenziosa per la conquista di quote di mercato, anche i giganti devono ridimensionarsi.
Negli ultimi dieci anni P&G ha già cominciato a snellire il proprio raggio d’azione, abbandonando oltre cento marchi e concentrandosi su quelli considerati davvero strategici. Nel 2023 ha venduto, per esempio, il brand Vidal Sassoon in Cina, e ha dismesso marchi minori in Europa e in America Latina.
Ora arriva il colpo di scure anche sulle strutture interne.
© Riproduzione riservata