Investire per mero interesse economico è una cosa. Farlo per passione, invece, è tutta un’altra musica: pop, rock, jazz, classica e techno. Il suono e gli affari prendono forma. Nell’era degli algoritmi e delle monete digitali, ci sono business che girano ancora in formato analogico, al ritmo costante e cadenzato dei 33 giri. Il crescente interesse per i vinili è uno dei fenomeni più interessanti del settore musicale, dal momento che nemmeno le moderne piattaforme online hanno scalfito l’attrattiva commerciale dei tradizionali Lp. Si stima che nel 2025 il mercato globale dei vinili possa superare quota 2,4 miliardi di dollari, in crescita del 26% sull’anno precedente, e che al 2032 produrrà ricavi per 5 miliardi. In Italia, nel 2024 il segmento si è confermato in crescita per il sesto anno consecutivo, sfiorando 40 milioni di fatturato: un dato che attesta il nostro Paese come ottavo mercato a livello mondiale, nel quale il vinile rappresenta il 63% dei supporti musicali fisici acquistati.
«Il successo del vinile è determinato da una combinazione di fattori economici, culturali e di marketing», spiega a Moneta Ferruccio Melchiori, titolare di uno storico negozio di dischi a Milano, precisando subito quali sono i fattori che rendono pregiato un Lp, al di là della componente musicale: «La domanda collezionistica e lo stato di conservazione, innanzitutto, ma anche il valore storico di determinate incisioni». Le prime edizioni originali, difatti, sono in genere le più ricercate, soprattutto se stampate in tirature limitate. Ulteriori dettagli come le etichette, i numeri di matrice e le grafiche di copertina possono accrescere il prezzo. Ecco spiegato perché determinati vinili hanno raggiunto quotazioni da capogiro, diventando pezzi da vetrina e addirittura forme alternative di investimento.
La prima incisione di Blowin’ in the wind, celebre brano scritto da Bob Dylan nel 1962, è stata battuta all’asta per quasi 1,8 milioni. E la copia numero 0000001 del White Album dei Beatles, appartenuta a Ringo Starr, è stata ceduta per 790mila dollari. Tra i cimeli più preziosi della musica rientra senza dubbio il vinile Double Fantasy firmato da John Lennon poche ore prima del suo assassinio, l’8 dicembre 1980, e venduto diciannove anni dopo per circa 150mila dollari. Nella leggenda c’è anche il test pressing (una incisione preliminare a tiratura limitatissima) di My Happiness di Elvis Presley, stimato oltre 300mila dollari. Quotazioni molto elevate anche per particolari incisioni di mostri sacri della musica come i Pink Floyd, Jimi Hendrix e i Rolling Stones. In questi casi, i proprietari si sono aggiudicati beni di conclamato pregio, destinati ad avere mercato e riconoscibilità anche in futuro.
«Non tutti i vinili hanno però questo potenziale», puntualizza tuttavia Melchiori, sottolineando come in altri casi la domanda sia soggetta a oscillazioni, che determinano conseguenti sbalzi di listino. In Italia, ad esempio, tra i grandi cantautori solo alcuni hanno preso davvero quota nel mercato dei vinili da collezione. Vasco Rossi è uno di questi: la prima edizione originale del suo album d’esordio, Ma cosa vuoi che sia una canzone (1978) è oggi ricercatissima e può valere fino a 3mila euro. E il 45 giri originale di Acqua azzurra, acqua chiara di Lucio Battisti, la cui primissima versione si distingue per una copertina diversa, si trova in commercio a circa 7mila euro. Alcune collezioni autografate da Fabrizio De Andrè possono valere migliaia di euro e anche le prime edizioni di determinati album di Franco Battiato (come La voce del padrone o L’era del cinghiale bianco) stanno acquisendo crescente importanza.
Chi guarda al mercato dei vinili nella logica dell’investimento deve tuttavia prestare attenzione a una serie di parametri. «Il riprezzamento in positivo rappresenta spesso un’incognita, a meno che il disco in questione sia un’assoluta perla. Piuttosto, meglio puntare su vinili contemporanei che potrebbero diventare molto ambiti in futuro», analizza ancora Melchiori, menzionando la popstar americana dei record, Taylor Swift. «Da qui a qualche anno potrebbe valere ancora di più, ma non è certo che accada». Anche in questo caso le sette note sanno stupire: a far risuonare gli affari, difatti, non sono tanto i beniamini del pop o gli idoli dei rockettari. «Oggi – rivela l’esperto – ad avere quotazioni spaventose, talvolta superiori a 10mila euro, sono il jazz, la classica e i 78 giri di musica blues americana, tutti generi con una forte vivacità». Per chi sa muoversi con competenza in questo mercato, la puntina scorre veloce e graffia ancora: musica per il portafoglio.
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