Un nuovo taglio dei tassi di interesse da parte della Bce ha contribuito questa settimana a cambiare lo scenario dei mutui nel nostro Paese. Come già previsto da analisti e operatori di mercato, l’istituto guidato da Christine Lagarde sta proseguendo il ciclo espansivo iniziato nel giugno dell’anno scorso, con un taglio di 25 punti base, che ha portato il tasso sui depositi al 2%, quello sui finanziamenti principali al 2,15% e quello sui prestiti marginali al 2,40%. Questo orientamento appare come una risposta necessaria per stimolare la crescita e consolidare il processo di disinflazione, ormai prossimo al target del 2%. La decisione, come tradizionalmente accade, era stata preannunciata dall’andamento calante dell’Euribor nelle ultime settimane.
Scende l’inflazione
Durante lo scorso maggio, l’inflazione, nell’area euro, era infatti scesa all’1,9%, sotto il target del 2% fissato dalla Bce. Anche l’inflazione core aveva rallentato, attestandosi al 2,3% dal 2,7% di aprile. Questi dati hanno rafforzato la convinzione che fossero necessari ulteriori allentamenti monetari. Per quanto riguarda il futuro, restano alcune incertezze legate alle aspettative dell’inflazione e delle tensioni geopolitiche e commerciali, in particolare quelle legate ai dazi statunitensi.
La convenienza del variabile
I riflessi più immediati per i consumatori si osserveranno nel mercato dei mutui. Dopo questo taglio del costo del denaro, il Tan medio del tasso variabile a 20 e 30 anni è passato dal 2,87% al 2,62%, con le migliori offerte che dal 2,45% sono scese al 2,20%. Se si considera un mutuo a 20 anni dell’importo di 160mila euro, in entrambi i casi per coloro che hanno scelto – o sceglieranno – questo tipo di finanziamento, il risparmio sulla rata mensile potrà arrivare fino a 20 euro rispetto a prima del taglio (da 877 euro a 857 euro per la rata media e da 844 euro a 824 euro per le migliori offerte), mentre sull’intera durata del mutuo la spesa totale sarà di oltre 4.600 euro in meno.
Per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, il Tan medio si attesta al 2,99%: per lo stesso tipo di finanziamento considerato in precedenza, questo si traduce in una rata media di 887 euro, ovvero di 10 euro superiore rispetto alla media del tasso variabile attuale. Dopo il taglio di giovedì, la differenza è salita a 30 euro al mese in più per il tasso fisso, con una spesa complessiva di 7.000 euro superiore sull’intera durata del mutuo. Guardando alle migliori offerte, quelle per il tasso fisso si attestano al 2,43%, per una rata mensile di 842 euro. Il tasso variabile è quindi arrivato a costare fino a 18 euro in meno al mese.
Del resto, l’Euribor, indice di riferimento per i mutui a tasso variabile, continua la sua discesa. Dopo una flessione di oltre 150 punti base nell’ultimo anno, oggi si attesta al 2,01% per le scadenze a 1 e 3 mesi. Le proiezioni indicano un’ulteriore riduzione al di sotto del 2% entro la fine di giugno, con un trend discendente che potrebbe proseguire fino ad aprile 2026, quando il valore atteso è intorno all’1,70%. Diverso il comportamento dell’Irs, parametro usato per i mutui a tasso fisso, che resta stabile: 2,70% per scadenze a 20 anni e 2,60% per quelle a 30 anni. Una dinamica che mantiene il tasso fisso competitivo solo in parte, mentre il variabile – dopo due anni di rincorsa – torna a essere il protagonista delle scelte dei consumatori.
Il Momento per la surroga
L’ulteriore allentamento dei tassi potrebbe segnare un momento particolarmente favorevole anche per chi ha già un mutuo in corso. L’ipotesi di una surroga del mutuo – ovvero la possibilità di trasferire il proprio finanziamento a una banca che offre condizioni migliori – torna a essere un’opzione concreta. I tassi più bassi non solo significano una rata mensile inferiore, ma anche un risparmio importante sul lungo periodo, soprattutto per mutui stipulati in periodi con tassi vicini al 4-5%. La chiave, in questo contesto, è confrontare le offerte in modo sistematico, valutando con attenzione non solo Tan e Taeg, ma anche la flessibilità contrattuale e le spese accessorie.
La seconda parte del 2025
Secondo le proiezioni di MutuiOnline.it, se la Bce dovesse proseguire nella sua politica espansiva, il tasso variabile sarebbe nettamente più conveniente entro la fine dell’anno. Ma il consiglio per i consumatori è comunque di valutare attentamente il proprio profilo finanziario, la capacità di sostenere eventuali rialzi futuri e gli orizzonti temporali dell’investimento. Se il tasso fisso offre ancora una certa tranquillità, il variabile potrebbe rappresentare la scelta più razionale per chi cerca di ottimizzare i costi oggi. L’andamento dei tassi nel secondo semestre 2025 sarà quindi determinante per orientare le preferenze dei mutuatari.
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