Facciamo un esperimento: il lettore, senza bluffare cercando su Google, dica quante e quali sono le compagnie assicurative italiane. Il 99% delle risposte, ne siamo convinti, si fermerebbero a pochi nomi. Ecco perché Moneta ha ricostruito la mappa delle prime venti compagnie che operano sul mercato italiano, con la rispettiva raccolta-premi relativa al 2024.
I dati elaborati da Moneta sono relativi alle singole imprese nazionali e alle rappresentanze in Italia delle extra Ue, oltre a quelli delle compagnie che operano in regime di libera prestazione di servizi, che fanno parte delle rappresentanze di imprese Ue.
Parliamo di un volume premi complessivo che sfiora 170 miliardi, di oltre 18 milioni di sinistri gestiti nel comparto Danni e uno stock di 860 miliardi di riserve amministrate in quello Vita. Con questi numeri, «il settore si conferma come asse portante per la protezione e lo sviluppo del sistema socioeconomico italiano. Le assicurazioni svolgono un ruolo fondamentale nella protezione, previdenza, prevenzione e assistenza di famiglie e imprese e sono uno strumento fondamentale per rendere più sicuro e, quindi, più competitivo il nostro Paese», ha sottolineato di recente il presidente dell’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici, Giovanni Liverani.
Le grandi firme
Ebbene, nella Top Ten troviamo le grandi firme. Generali occupa la prima posizione grazie a premi in crescita del 19,3% a 32,3 miliardi, nel resto della graduatoria c’è stato più di qualche rimescolamento di carte. Al secondo posto, troviamo Intesa Sanpaolo Assicurazioni (19,6 miliardi di premi in aumento del 18,3% rispetto al 2023) seguita dalla tedesca Allianz (18,97 miliardi con +14,6%), mentre Poste Vita si piazza al quarto posto, nonostante i suoi premi siano comunque saliti anche nel 2024 a 18,96 miliardi. Al quinto e al sesto posto del mercato ci sono la bolognese Unipol (+4,5% a 15,4 miliardi) e la francese Axa, fortemente distaccata con 6,8 miliardi di premi. Gran balzo in avanti per Mediolanum, i cui premi sono aumentati del 64%, a 6,2 miliardi, che supera di una posizione Reale Group (4,9 miliardi). Al nono e decimo posto troviamo due francesi: Crédit Agricole Assurance, che ha visto i suoi premi incrementarsi del 42,7%, arrivando a 4,6 miliardi, e Bnp Paribas Cardif Vita, che ha incrementato i suoi premi del 48,4% arrivando a 3,5 miliardi e prendendo così il posto che nel 2023 era occupato da Cnp Vita Assicura.
Lo scorso 15 maggio ad aggiungere dettagli alla fotografia del mercato è stato il presidente dell’Ivass, l’autorità di vigilanza delle assicurazioni, Luigi Federico Signorini. In audizione di fronte alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo del Senato, Signorini ha infatti fornito una serie di numeri: l’incidenza dei premi totali sul Pil è pari al 6,9% a fine 2024 e il valore complessivo degli investimenti delle assicurazioni italiane, alla stessa data, supera i 1.000 miliardi. Sempre alla fine del 2024 operavano in Italia 89 imprese assicurative sottoposte alla vigilanza prudenziale dell’Ivass, tra cui quattro sedi secondarie di operatori non appartenenti allo Spazio economico europeo (See). A queste si aggiungono le imprese insediate negli Stati del See, delle quali 92 operano in regime di stabilimento, cioè tramite una rappresentanza stabile in Italia, e 895 in regime di libera prestazione di servizi, cioè direttamente dal paese di origine. I gruppi assicurativi iscritti al relativo registro sono 25. Il Registro unico degli intermediari (Rui) conta 234.713 intermediari, di cui 204.404 persone fisiche e 30.309 società; di queste ultime, 4.031 hanno sede in un altro Stato del See.
Nel 2024 la raccolta premi delle imprese vigilate ha raggiunto i 151,3 miliardi di euro, con una crescita del 16% rispetto al 2023. La gestione Vita incide per il 73%, il resto è rappresentato dalla gestione danni. Nel ramo Rc auto e natanti, la raccolta ha sfiorato i 13 miliardi. Tra il 2014 e il 2021 il premio medio si è ridotto del 25,3% in termini nominali e di circa il 30% in termini reali (ossia tenendo conto dell’aumento dei prezzi al consumo). Dalla seconda metà del 2022 i premi sono invece tornati a crescere, in presenza di un aumento del costo dei sinistri. «La patrimonializzazione delle imprese italiane rimane su livelli elevati», ha affermato Signorini. «Alla fine del 2024, l’indice di solvibilità medio delle imprese italiane (Solvency Capital Requirement o Scr) – l’indicatore che mette in rapporto i rischi dell’attivo e del passivo con il patrimonio – era pari al 257%, a fronte di un minimo regolamentare pari al 100 per cento. La redditività complessiva delle compagnie italiane è rimasta nel complesso stabile, facendo segnare nel 2024 un Roe superiore al 10 per cento». Alla fine del 2024, ha aggiunto Signorini, il valore complessivo degli investimenti delle assicurazioni italiane superava i 1.000 miliardi, di cui il 90% relativi ai rami vita. Gli investimenti per cui le compagnie sopportano il rischio, pari a 760 miliardi, sono concentrati, in misura largamente superiore rispetto alle imprese assicurative europee, in obbligazioni pubbliche (il 45% del totale, di cui oltre due terzi costituiti da titoli di Stato italiani).
Le sfide del settore
Il presidente dell’Ivass nell’audizione ha poi evidenziato le sfide del settore: «È aumentata negli ultimi anni l’esposizione delle compagnie ai rischi fisici connessi con il verificarsi di calamità naturali, divenuti più frequenti negli ultimi anni. Sono cresciuti sia i risarcimenti dei danni causati da eventi estremi, sia la raccolta assicurativa a copertura dei relativi rischi», ha aggiunto. L’Ivass attende, inoltre, che inizi la propria attività l’Arbitro assicurativo, il sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie analogo a quelli già previsti nel settore bancario con l’Arbitro bancario finanziario (Abf), e nel settore finanziario con l’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf). «Nel Regolamento si è scelto di attribuire all’Arbitro assicurativo, diversamente dagli altri due, la possibilità di liquidare il danno o determinare la prestazione dovuta secondo equità», ha aggiunto Signorini.
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