76,9 milioni di euro. E’ quanto il Comune di Firenze ha incassato nel 2024 dall’imposta di soggiorno, il 10% in più rispetto all’anno prima. Secondo l’elaborazione del Centro studi enti locali su dati Mef, Banca d’Italia e Istat sugli incassi della tassa di soggiorno da parte degli enti locali, il capoluogo toscano è la prima città in Italia (Roma esclusa perché ha un diverso sistema di conteggio): è cresciuta ulteriormente rispetto agli anni precedenti, passando dai 45,5 milioni del 2022 ai 69,8 del 2023 e poi ancora, con un aumento del 10%, ai 76,9 milioni del 2024. In seconda posizione c’è Milano che accorcia le distanze rispetto alla città toscana e si porta – con un aumento di 14,4 milioni (+23%) – a 76,5 milioni. Salda anche la terza posizione, sempre occupata da Venezia che ha però rallentato la corsa rispetto alle altre grandi città d’arte e ha chiuso con poco meno di 40 milioni di euro il 2024, in aumento del 4% rispetto all’anno precedente.
La tassa di soggiorno è un’imposta locale che i Comuni italiani possono applicare ai turisti per ogni notte trascorsa in una struttura ricettiva (hotel, B&B, agriturismi, campeggi). È una misura facoltativa, introdotta dal decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011, nell’ambito del federalismo fiscale municipale. Ebbene, il boom del turismo in Italia spinge anche i proventi dell’imposta di soggiorno incassata dai comuni. Lo scorso anni i ricavi per gli enti locali che l’hanno prevista hanno raggiunto i 760 milioni di euro, il 19% in più rispetto all’anno precedente “e triplicando i livelli raggiunti nel 2020, annus horribilis della pandemia, in cui le entrate turistiche si erano fermate a 251,6 milioni di euro”.
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Alle tre città sul podio seguono: Trento con 29,7 milioni , Napoli con 19 milioni di euro (+9%), Bologna con 15,4 milioni (+22%), Rimini con 14,7 milioni (+28%) e Torino con 10,3 milioni che si confrontano con i 9,8 dell’anno precedente. Il comune più piccolo tra i colossi della “top ten” è Sorrento. Nonostante i suoi poco più che 15mila abitanti, la fama internazionale delle sue coste gli sono valse un tesoretto da 9,1 milioni di euro – con un balzo del 32% rispetto al 2023 – e gli hanno consentito di superare anche Palermo che si è fermata a 8,7 milioni nonostante un aumento clamoroso rispetto al 2023, in cui aveva i pernottamenti dei turisti gli avevano portato in dote 4,8 milioni. Significativo anche l’aumento registrato a Genova (da 5,1 a 7,3 milioni), Bolzano (da 961mila euro a 1,8 milioni), Taranto (da 143mila euro a 306mila) e Siracusa (da 1,3 milioni a 2,3). In controtendenza, tra le grandi città italiane: Livorno (-17%), Salerno (-10%), Reggio Emilia (-10%), Forlì (-8%), Novara (-5%) e Terni (-2%).
Sebbene in aumento rispetto al passato (+379 in 5 anni), gli enti locali che hanno effettivamente istituito l’imposta di soggiorno sono una sparuta minoranza: nel 2024 sono stati 1.382, poco meno di un quarto rispetto ai 5.700 che sarebbero titolati a farlo. “Il grosso degli enti continua, dunque – spiega Veronica Potenza ricercatrice del Centro studi Enti Locali – elaborato la ricerca – a rinunciare a somme potenzialmente consistenti con la speranza di essere così più attrattivo per i turisti, accogliendo così le richieste da sempre avanzate dalle associazioni di categoria del settore”.
Complessivamente, sono ancora i comuni dell’Italia settentrionale a fare la parte del leone quando si passa di incassi derivanti dall’imposta di soggiorno. Le strutture ricettive del nord Italia hanno raccolto oltre 450milioni di euro, quasi il 60% del totale, ma il Mezzogiorno sta recuperando terreno, trainato soprattutto dall’ottimo risultato soprattutto delle isole (+29%). In generale, gli incassi 2024 hanno superato quelli del 2023 nel 62% dei comuni.
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