Dall’azienda dei trasporti di Milano alla rete autostradale nazionale. La sfida a cui si prepara Arrigo Giana, neo amministratore delegato di Aspi è innanzitutto dimensionale. Classe ’66, laureato in Economia alla Bocconi, Giana ha operato a lungo nel mondo della mobilità e dei trasporti non solo gestendo il sistema di trasporto integrato che serve 3 milioni di abitanti del milanese, ma anche come ad di Cotral: il principale operatore pubblico su gomma della Regione Lazio di cui Giana ha seguito il risanamento economico, la revisione della rete e il rinnovo del parco mezzi. In Aspi, l’ex Autostrade, il manager arriva non a caso in una nuova fase aperta dai soci dopo un periodo di tensione. Cdp Equity (51%) e i fondi Blackstone (24,5%) e Macquarie (24,5%) si sono “riallineati”, hanno rinnovato il patto e si sono distribuiti il 60% degli utili (568 milioni) e altri 80 milioni derivanti da operazioni straordinarie e dividendi delle società del gruppo.
Fatto non ininfluente alla luce delle sfide future che attendono Giana che dovrà quindi, in primis, cercare di mantenere il livello di remunerazione a cui sono avvezzi i soci.
Lo scoglio maggiore riguarda poi il Pef, il piano economico finanziario. E in questa fase delicata la formazione di Giana sarà molto utile. L’ex ceo Roberto Tomasi aveva preparato un piano, ora scaduto da oltre un anno, che fissava l’impegno di Aspi in 21 miliardi nell’arco della concessione, fino al 2038. Poi l’inflazione dei materiali, le nuove norme di sicurezza seguite al crollo del Morandi e i piani della concessionaria hanno fatto lievitare la cifra a 36 miliardi. Una esborso difficilmente finanziabile mantenendo i livelli di rendimento previsti nei piani di Cdp e dei fondi.
Ora quindi va trovata una quadra. E il compito (miracoloso), e senza toccare i pedaggi autostradali, spetta a Giana. Al centro del suo mandato ci sarà, dunque, una scrematura delle opere fondamentali e di quelle ottimizzabili. Da tagliare ci sono almeno 10 miliardi e l’operazione avrà tempi brevi visto che il Pef è già scaduto dallo scorso luglio ed è atteso in concomitanza con la semestrale del gruppo, a luglio. Un piano che dovrà essere approvato dal ministero dei Trasporti e che vede al centro della contesa opere come la Gronda di Genova e il Passante di Bologna con tante altre infrastrutture che per rientrare nel nuovo Pef “light” dovranno dimostrare sostenibilità economica e finanziaria.
Un capitolo a parte riguarda gli ammodernamenti, imprescindibile dopo gli eventi tragici del Ponte Morandi. Il nuovo ad dovrà infatti proseguire gli interventi su ponti e viadotti, gallerie, barriere di sicurezza e barriere antirumore nell’ambito del piano di ammodernamento della rete.
Nel 2024 il gruppo ha investito la cifra record di 2,6 miliardi di euro per la manutenzione, la rigenerazione e il potenziamento, con 150.000 cantieri attivati (di cui il 40% notturni). Sono state ultimate arterie, tra le quali la quinta corsia dell’A8, la più grande autostrada italiana, la quarta corsia dinamica dell’A4 “tangenziale” di Milano, la prima autostrada al mondo con sistemi di controllo del traffico (telecamere e radar evoluti) gestiti con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
A Giana anche il compito di continuare a traghettare Aspi nella crescente sperimentazione di nuove tecnologie per una mobilità sempre più sicura e sostenibile. Alla luce della gestione Atm, il neo ad è un fan della mobilità green e accordi e sviluppo andranno quindi in questa direzione in modo da sostenere nel miglior modo i volumi di traffico: nel 2024 sono stati percorsi 50 miliardi di chilometri, un record, con una crescita del 2% rispetto al 2023 a conferma del fatto che il trasporto su gomma di merci e persone sarà predominante ancora per molti decenni in Italia e in Europa.
La strategy futura continuerà, poi, nel solco della sostenibilità ambientale rappresentando un elemento centrale della strategia aziendale, come confermato dalla pubblicazione del primo Climate Transition Plan di Autostrade per l’Italia, documento che delinea impegni, obiettivi e azioni concrete volte a ridurre le emissioni di gas serra e ad adattare le infrastrutture ai fenomeni climatici estremi.
Quanto alle concessioni, Aspi è in una botte di ferro: le ha tutte in scadenza al 2038. Ma è da tempo in partita per la A22 del Brennero, concessione della durata di 50 anni con opere connesse per oltre 10 miliardi di euro: il ministero delle Infrastrutture ha rinviato più volte la presentazione delle autocandidature per concorrere al bando. Si tratta del terzo rinvio. Nel Bando Mit europeo del 31.12.2024 la scadenza era infatti prevista al 28 febbraio, poi rinviata al 30 marzo, poi al 31 maggio ed ora al 30 giugno. Tutto era pronto per una sfida ad alto livello (in gara oltre ad Aspi c’è, tra gli altri, anche la famiglia Benetton), tuttavia, secondo le ultime indiscrezioni, la gara sarebbe stata congelata perché il bando andrebbe riscritto. Due ricorsi al Tar del Lazio sono stati presentati da Aspi e dell’associazione dei consumatori Adusbef.
Anche l‘Aiscat (l’associazione delle concessionarie) si è messa di traverso spedendo una lettera al ministro Matteo Salvini. Oggetto della discordia: il diritto di prelazione dell’attuale concessionario, cioè di Autobrennero, che consentirebbe alla stessa Autobrennero (nel caso in cui l’offerta presentata non le consentisse di aggiudicarsi la gara) di presentare un’offerta che uguagli quella del vincitore.
© Riproduzione riservata