Cortocircuito governance allo scalo di Bologna dove un blitz della Camera di Commercio contro le minoranze, e a favore di militanti politici dell’asse Pd-M5Stelle, è stato tentato (e scongiurato) in extremis. Il 29 aprile l’assemblea degli azionisti della società di gestione dell’aeroporto Marconi ha visto i soci confrontarsi su una inusuale proposta di modifica dello statuto. Al tavolo, tutti gli azionisti (vedi grafico), tra cui la Camera di Commercio di Bologna (44,06%), e il socio di minoranza Mundys (29,38%). E sul tavolo, lo “strano caso” delle modifiche statutarie e delle nomine. Se, infatti, fino a quel momento il numero dei consiglieri ammontava a 9, distribuiti tra i soci di maggioranza (6) e di minoranza (3), con la modifica proposta dall’azionista di maggioranza – Camera di commercio di Bologna – si è cercato di passare da 9 a 11 consiglieri.
Un blitz che avrebbe portato la Camera di Commercio a nominare fino a 8 consiglieri (prima ne nominava 6) contro i 3 che avrebbe potuto continuare a nominare l’azionista di minoranza, Mundys. Con l’effetto, matematico e non trascurabile, di diluire il potere di voto, e quindi decisionale, delle minoranze.
Sulla base di quanto emerge dalla relazione del consiglio di amministrazione che Moneta ha consultato, le ragioni formali alla base di questa proposta – poi sventata in assemblea – sarebbero state legate alla necessità «di dotare l’organo amministrativo di ulteriori risorse e competenze per gestire, anche a livello strategico, le più ampie responsabilità e i maggiori rischi gestionali derivanti dalla recente introduzione di nuove regolamentazioni di livello comunitario e nazionale, con particolare riguardo agli ambiti della transizione digitale, dell’intelligenza artificiale e della cybersicurezza».
Nulla di strano se non che, come ha evidenziato il socio di minoranza Mundys in assemblea, l’urgenza sarebbe stata realizzabile anche in assenza di modifiche statutarie; e che anche la regola dell’arrotondamento per eccesso all’unità superiore a favore della lista che abbia ottenuto il maggior numero di voti – inserita anch’essa nella proposta di modifica statutaria – non avrebbe trovato un senso nella suddetta necessità.
Profili inadeguati
Una prima contraddizione che ha poi riguardato un secondo livello, quello inerente i profili presentati come candidati nella lista del socio di maggioranza che, in alcun modo, rispondevano a quelle competenze in ambito di nuove tecnologie considerate come fondamento stesso della proposta di modifica. In particolare, i due elementi nuovi rispetto al cda uscente riguardavano le candidature di Andrea Piero Bargiacchi e Annarita Bove, ma nessuno dei due (come nemmeno gli ex consiglieri confermati nella lista precedente) avrebbe avuto profili in linea con le competenze AI e Cyber-tech richieste. Inoltre la Bove, in particolare, presentava invece un profilo notoriamente politico, poco coerente con gli scopi statutari della Camera di Commercio, essendo una militante del M5S, movimento che supporta la giunta di altri soci pubblici dell’Aeroporto (Comune di Bologna e Città Metropolitana di Bologna).
Un evidente pretesto, quello della modifica statutaria, che se fosse passato avrebbe portato alla fattuale diluizione della rappresentanza dei soci di minoranza cui la richiesta è parsa, a conti fatti, meramente strumentala agli interessi del socio di maggioranza (Camera di Commercio di Bologna) e dei soci che con tale azionista avrebbero inteso accordarsi.
Alla fine, grazie alla resistenza di Mundys, la proposta di modifica statutaria non è stata approvata. Ma l’assemblea è stata un caso scuola dei peggiori considerato anche il tentativo maldestro dei soci pubblici di occupare due posti non loro finanche nel collegio sindacale dell’Aeroporto, approfittando di un fisiologico ritardo nelle designazioni da parte del Mef e del Mit. Ritardo prontamente sanato che ha mandato in soffitta il disegno dei soci di “allargarsi” anche al collegio sindacale dove storicamente non hanno mai avuto un rappresentante.
A due settimane dall’assemblea, secondo fonti dell’aeroporto tra gli addetti ai lavori, la divergenza di vedute tra gli amministratori espressi dalla maggioranza e quelli della minoranza sarebbe proseguita anche in consiglio, attraverso un lungo dibattito che avrebbe riguardato le azioni, gestionali e organizzative, da intraprendere per la soluzione delle ben note problematiche dell’aeroporto non indirizzate dal management: “dis”servizi più che servizi che, seppure manifestati e affrontati ripetutamente dai vertici della società durante gli anni, e nonostante la dedizione delle maestranze aeroportuali, sono ancora all’ordine del giorno. La risoluzione di tali problematiche è stata sottolineata come non rinviabile da alcuni dei consiglieri indipendenti neo eletti – espressione della minoranza – anche in considerazione della continua crescita del traffico aeroportuale. Solo dopo un lungo dibattito è prevalsa, infine, la proposta che prevede un maggiore coinvolgimento consiliare e quindi minori deleghe ai vertici rispetto al passato, così come richiesto dai neo consiglieri indipendenti di espressione della minoranza. Un nuovo inizio che, si auspica, lasci fuori dalla gestione dello scalo logiche clientelari.
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